
Secondo l’analisi condotta da Confartigianato Roma, nel centro storico romano risultano ad oggi attive il 18 per cento delle imprese rispetto al 40 per cento di quelle registrate nei primi anni Duemila.
A differenza degli altri territori, il Centro di Roma presenta una composizione dell’Albo Artigiani estremamente particolare, con un dato della manifattura doppio rispetto alla media di Roma Capitale, una presenza di imprese edili pari a meno della metà, quella dei Servizi alla Persona di 5 punti superiore mentre la Ristorazione Artigiana supera di 8 punti la media cittadina.
Ma è proprio nel Centro Storico della Capitale che si sono accelerati quei processi di trasformazione condizionati dalla crisi del 2012, dalla rivoluzione digitale ed infine dal Covid.
A pagare sono stati soprattutto i settori del Commercio di vicinato e della Manifattura.
Secondo il Presidente Rotondo:”Le possibili soluzioni potrebbero essere individuate in azioni di regolamentazione adeguate ai diversi contesti. É necessario riscrivere velocemente il regolamento relativo al Centro Storico-Sito Unesco, in modo da declinare, con certezza, quegli elementi principali che impattano maggiormente sulle attività economiche su strada (mobilità, occupazione del suolo pubblico, gestione dei rifiuti urbani da utenze non domestiche).
Bisognerebbe includere le imprese singole o aggregate nella gestione della Sicurezza, dei processi di digitalizzazione della Città e del Decoro”.
“Chiudiamo problematiche ancora appese come quelle relative al catalogo degli arredi o le regole per le concessioni delle licenze e alziamo i livelli qualitativi da rispettare, per quelle attività che oggettivamente impoveriscono i nostri territori” conclude il Presidente e aggiunge “dovremmo puntare sul turismo di qualità contrastando l’abusivismo ricettivo e delle guide turistiche, migliorando la digitalizzazione su accessibilità e promozione della destinazione, aumentando gli investimenti sul turismo d’affari e sui grandi eventi”.