Roma, Covid 19 e imprese: effetti negativi per il 95% delle aziende

L’Articolo di Damiana Verucci su “Il Tempo”

L’Articolo di Lilli Garrone sul Corriere della Sera

 

Secondo report della Camera di Commercio sull’impatto del Covid-19 nelle imprese dell’area metropolitana di Roma. E contro il 76 per cento della volta precedente adesso gli effetti negativi sono arrivati sul 95 per cento delle aziende della Capitale. Ed è raddoppiata la quota di imprese che dichiara un calo del fatturato di oltre il 35 per cento. Molte attività, inoltre, si aspettano una ulteriore contrazione del fatturato e arrivano al 51,3 per cento contro il 28 per cento della ricerca precedente.

Non solo. Il 95% delle imprese ha una liquidità sufficiente a fronteggiare al massimo 3 mesi. In particolare il 36 per cento dichiara di aver una liquidità sufficiente ad affrontare al massimo 15 giorni, il 38 per cento tra 15 giorni e un mese, il 21 per cento tra un mese e tre mesi. La buona notizia è che Il 43 per cento delle imprese ha messo in atto o progettato azioni concrete per fronteggiare la situazione. Le principali sono lo smart working (nel 39,8 per cento dei casi), accordi con i fornitori (27,1 per cento) e nuovi canali vendita (24,1 per cento). «I dati sono indicativi», spiega Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di Commercio di Roma, «della fase dura ed estremamente complicata che stanno affrontando le imprese. Questo secondo report evidenzia, purtroppo, un peggioramento quasi generalizzato, e il dato preoccupa più di tutti ed è quello relativo alla liquidità: il 95% delle imprese ha una liquidità sufficiente a fronteggiare al massimo 3 mesi. Per evitare il collasso del nostro sistema produttivo, in particolare delle piccole e medie imprese, bisogna intervenire subito così da evitare un effetto domino sull’intero mondo produttivo».

Anche la Confartigianato ha tracciato un suo report. Dove è detto che il settore alimentare resiste al calo di clientela e fatturato: aperti il 100 per cento degli esercizi e il 90 per cento dei panificatori aperti, anche se con produzione ridotta. Per il resto, (sarti, fabbri, falegnami), aperte il 60 per cento delle attività, nonostante la scarsa clientela e le difficoltà di reperimento dei materiali. Problema comune anche alle imprese di autoriparazione: a Roma solo il 25 per cento sono aperte. «Ci sembra incomprensibile che lo Stato sospenda il pagamento dei tributi mentre gli enti locali pretendano, in questo momento, il pagamento della tassa sui rifiuti e dell’occupazione di suolo pubblico da attività che sono chiuse (bar, ristoranti, commercio su area pubblica) e che per questo, ovviamente, non producono rifiuti – sottolinea il direttore di Confartigianato Roma, Antonio Fainella – Chiediamo la sospensione dei tributi o, in alternativa, l’eliminazione delle sanzioni per ritardato pagamento fino al 30 ottobre, con la possibilità di rateizzare, senza oneri, l’importo in 5 mesi».