L’indagine di Confartigianato Roma sugli acquisti dei romani negli ultimi 7 mesi

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FONTE: Corriere della Sera

Abbiamo comprato soprattutto cibo. E siamo andati molto dal ferramenta, probabilmente per fare piccoli lavori tra le mura domestiche. Il Covid ha cambiato anche abitudini e acquisti dei romani. E a fare una accurata ricerca sui consumi in questi sette mesi di pandemia, lockdown compreso, è stata la Confartigianato: unici settori in cui vi è stata una crescita sono stati, infatti, gli alimentari che hanno registrato un aumento nelle vendite del 4%, sia nei centri commerciali che negli esercizi di vicinato, o i negozi di ferramenta che hanno avuto una crescita del 3,2%. Ed è andato benissimo – come è quasi ovvio – il commercio elettronico, che ha toccato il picco della crescita degli ultimi anni con il più 28,5%.

Per il resto una debacle. Nei primi sette mesi del 2020 i negozi tradizionali hanno visto una riduzione delle vendite, rispetto al 2019, del 14,6% contro il solo 3,9% delle strutture commerciali. E non è andata bene neppure agli ambulanti: il commercio su area pubblica ha segnato un risultato ancora peggiore perdendo il 17% delle vendite. Un’occhiata alle cifre: c’è stata un calo dei consumi superiori al 20% nei settori non alimentari: particolarmente grave nell’ abbigliamento (-27,9%), nelle calzature (-17,3) nei prodotti di cartoleria (-13,4).

Neppure gli sconti concessi liberamente dalla Regione sono serviti a migliorare i magri fatturati di tanti commercianti: «La liberalizzazione adottata dalla Regione sembra non aver determinato alcuno stimolo agli acquisti – sostiene Andrea Rotondo, presidente di Confartigianato Roma -. E lo stesso periodo dei saldi in agosto ha confermato la tendenza. Nella Capitale in questi cinque mesi le perdite di fatturato nell’abbigliamento hanno superato i 250 milioni di euro, nelle calzature i 70, nell’arredamento i 9. Le perdite corrispondono all’equivalente di oltre 1.500 imprese», che rischiano così di chiudere. La ricerca dell’associazione di categoria dice anche che la diminuzione delle vendite ha determinato un conseguente calo della produzione delle imprese artigiane, soprattutto nella lavorazione del cuoio (scarpe, pelletteria) e nell’abbigliamento, crollate rispettivamente del 52 e del 55%.

Inoltre, all’interno di questa situazione generale di forte riduzione generale dei consumi, secondo la Confartigianato, si assiste ad una vera e propria esplosione del commercio elettronico (dettata soprattutto dalla serrata imposta dal governo che ha chiuso tutti i negozi grandi e piccoli, tranne gli alimentari). I dati, in questo caso, danno una crescita delle vendite perfino nei vestiti di oltre il 20% passando a Roma da circa 260 milioni di ad oltre 330. Cosa che fa sì che, confrontando i numeri della crescita delle vendite online e della riduzione complessiva del settore, «è facile presumere che le vendite negli esercizi di vicinato siano diminuite di oltre il 40%». Per questo Andrea Rotondo chiede «misure immediate che puntino sia al sostegno che allo stimolo per gli acquisti. E chiediamo alla Regione di avviare i bandi sulle reti d’impresa aumentando le risorse stanziate in bilancio (12 milioni) e il bando per il sostegno all’artigianato».