
Colpito il clan Alvaro: 26 misure cautelari emesse e cento milioni sequestrati.
Dopo gli arresti di maggio, ieri è andato in scena il secondo atto della maxindagine della Dia di Roma.
Dalla ristorazione, al mercato del pesce con anche bar, panifici e locali, il clan riusciva ad aggirare le misure di prevenzione e in alcuni casi anche a rientrare in possesso dei beni. Bastava trovare un prestanome a cui dare 500 o 1000 euro per poi intestargli la società.
Non rimangono stupite le associazioni di categoria che chiedono al Campidoglio di definire un protocollo, come sottolinea il Presidente Andrea Rotondo di Confartigianato Roma: “Nel Patto per il Lavoro che stiamo definendo con il Comune di Roma e le altre parti sociali, abbiamo chiesto la definizione di un protocollo per la legalità, in accordo con la Prefettura, partendo dalle esperienze già messe in atto a livello regionale e metropolitano”, un funzionale Patto per la legalità.
“Puntare sulla qualificazione e sullo sviluppo del nostro territorio, significa, obbligatoriamente, contrastare le illegalità” aggiunge il Presidente Rotondo e sottolinea: “Pandemia e caro commodities sono solo le crisi più attuali tra quelle che, negli ultimi dieci anni, hanno favorito l’infiltrazione e penetrazione malavitosa nel nostro territorio e nelle attività economiche. Istituzioni e corpi intermedi devono rispondere con un’azione coordinata ed efficace sfruttando norme e strumenti già esistenti”.
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