
Aumenta la difficoltà di reperimento lavorativo per le imprese italiane.
Rispetto a luglio 2023 nel Lazio il 48% della domanda di lavoro è risultata difficile da soddisfare: +5,3% rispetto a luglio 2022.
Questi i dati dello studio condotto da Confartigianato Roma, che ha individuato nei settori quali: metallurgia e prodotti in metallo, apparecchiature elettriche ed elettroniche, ottiche e medicali, macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto, legno e mobili, la quota di difficoltà di reperimento maggiore.
Risultano interessati anche i settori delle costruzioni, la riparazione di autoveicoli e motocicli, i servizi informatici e delle telecomunicazioni, il trasporto, logistica e magazzinaggio.
Registrano invece una quota di difficoltà di reperimento intorno al 50% le altre professioni a vocazione artigiana quali: conduttori di mezzi pesanti e camion, muratori, elettricisti, tecnici della vendita e della distribuzione, idraulici, acconciatori, riparatori di automobili, conduttori di automobili, furgoni e altri veicoli, installatori e riparatori di apparati elettrici ed elettromeccanici, tecnici programmatori.
Le considerazioni del Presidente
“La crisi demografica, determinata da denatalità e invecchiamento della popolazione, si riverbera sul mercato del lavoro. Oltre al trend demografico, interferiscono altri fattori. L’adeguatezza del candidato conseguente al percorso scolastico e formativo svolto: se più del 30% delle entrate sono di difficile reperimento per mancanza di candidati, quasi l’11% lo è per preparazione inadeguata dei candidati. Inoltre, influiscono la precedente esperienza lavorativa, necessaria per posizioni con elevate competenze tecniche, il livello e le prospettive di evoluzione della retribuzione e della carriera in azienda, la tipologia contrattuale offerta, oltre all’accesso a strumenti di welfare aziendale”.
“Le imprese, in particolare quelle micro e piccole, sono esposte alle criticità del mismatch e stanno adottando diverse misure per attrarre i lavoratori giovani, i quali hanno profondamente modificato la percezione del posto di lavoro e sono meno orientati ad un lavoro manuale e impegnativo. Il fenomeno rende problematico il ricambio generazionale dei lavoratori dell’impresa e il trasferimento delle competenze dalle figure senior a quelle junior, rischiando di dissipare le tecniche manuali alla base del “saper fare” che connota il made in Italy”, conclude il presidente Rotondo, e aggiunge:
“Per affrontare queste criticità, gli interventi sono necessariamente diversificati.
Maggiore collaborazione con gli istituti tecnici e professionali e con gli ITS, intensificazione di percorsi di stage, e dell’apprendistato, offerta di pacchetti mirati di welfare aziendale, una maggior flessibilità dell’orario di lavoro e, ove possibile, l’utilizzo dello smart working”.