
L’analisi di Unioncamere – ANPAL, evidenzia come in Italia, a gennaio 2023, a fronte di 503.670 entrate, il 45,6% risultano difficili da reperire pari a 229.674 di profili professionali ricercati.
Soprattutto nel settore edile, legno, carta, muratori, elettricisti, tecnici elettronici e installatori di infissi e serramenti.
Inoltre emerge come il Lazio e Roma, rispettivamente, siano tra le regioni e le province italiane a fare più fatica nel reperimento di alcune tipologie professionali. Le motivazioni?
Secondo il Presidente Andrea Rotondo di Confartigianato Roma: “Nell’artigianato un terzo delle risorse sono difficili da reperire per il ridotto numero di candidati, il resto per la loro inadeguatezza e per altri motivi tra i quali: la precedente esperienza lavorativa, necessaria per posizioni con elevate competenze tecniche, il livello e le prospettive di evoluzione della retribuzione e della carriera in azienda, la tipologia contrattuale offerta, oltre all’accesso a strumenti di welfare aziendale”.
A livello regionale, nel primo mese del 2023, fanno più fatica ad intercettare i profili di cui hanno bisogno soprattutto le imprese del Trentino-Alto Adige (56,7%) e del Friuli-Venezia Giulia (55,5%). Il Lazio si colloca al 37,3%, con una percentuale che sale al 40,3% nelle imprese fino a 49 dipendenti. Tale difficoltà risulta più elevata, rispetto a un anno fa, in Puglia (+9,3 punti percentuali) e Trentino-Alto Adige (+9,2%). Il Lazio varia del +7%.
Nel 2022 le imprese hanno impiegato mediamente tre mesi prima di riuscire a ricoprire la posizione vacante, quattro mesi per trovare un operaio specializzato.
Tra i fattori che sottendono il mismatch tra domande e offerta di lavoro c’è anche la crisi demografica, determinata da denatalità e invecchiamento della popolazione. Nel Lazio, nei prossimi 30 anni, la popolazione in età da lavoro (15-64 anni) è prevista in diminuzione del 22,2%, con un calo diffuso in tutte le regioni, e una accentuazione di circa dieci punti percentuali nel Mezzogiorno (-33,4%) a fronte di una media nazionale del 23,6%.
“L’indicatore del difficile reperimento della manodopera rappresenta la punta dell’iceberg di una società complessa e caratterizzata da un turbolento mercato del lavoro condizionato anche da strumenti di politiche attive poco efficaci, dalla concorrenza sleale del sommerso e da una elevata tassazione del lavoro”.